giovedì 8 marzo 2018

Alice Guy Blaché - La donna che inventò il cinema



Ho sempre sognato di conoscere l’identità di ognuno dei trentatré spettatori paganti della serata simbolo per ogni cinefilo. Quella del 28 dicembre del 1895, quando a Parigi al Salon Indien del Grand café venne presentato per la prima volta uno spettacolo cinematografico. Solo trentatré spettatori. Non si poteva certo definire un successo e infatti la famosa frase sul cinema senza futuro pronunciata da uno dei fratelli (ma qualcuno afferma che a dirla fu il padre, incavolato nero per lo sperpero di denaro che i figli fecero per inventare la fotografia in movimento) spiega bene il senso di delusione per quella serata non proprio affollata. 
Eppure proprio da quella serata nasce tutto. Molti sanno che tra il pubblico si trovava George Mélies che rimase sbalordito dal potere fantastico del cinematografo e si mise subito in moto per unire la sua attività di illusionista con le possibilità che gli offriva la nuova scoperta. Ma probabilmente pochi conoscono la storia di Alice Guy Blaché, una ragazza di ventidue anni che a detta di molti è stata la persona che ha dato la spinta decisiva per fare diventare il cinema ciò che noi amiamo.
A quella serata Alice andò per accompagnare il suo datore di lavoro, l’ingegnere Gaumont che si occupava di apparecchiature fotografiche e che sarebbe diventato uno dei maggiori produttori cinematografici francesi. Tra quei dieci cortometraggi, che all’epoca non potevano durare più di un minuto ciascuno, c’erano quelli famosissimi del treno che arrivava alla stazione e degli operai che uscivano dalla fabbrica. I fratelli Lumière erano anch’essi nel campo della fotografia e il cinema rappresentava per loro un’applicazione avanzata dell’immagine, l’immagine in movimento appunto. Cinema come documentazione del reale. Ma Alice (e mai nome fu più adatto) capisce che quella sera per lei fu come entrare nella tana del bianconiglio. Un universo fantastico si apriva. Chiese timidamente al suo datore di lavoro di potere usare della pellicola per fare degli esperimenti cinematografici. Ma per lei fare esperimenti non voleva dire mettere la macchina da presa per strada per filmare ciò che capitava. Lei voleva preparare delle scene. Prepararle, cioè scriverle, fare una sceneggiatura diremmo oggi. Perché con il cinema non potevamo forse anche raccontare delle storie? Semplice dirlo oggi ma allora non c’era arrivato ancora nessuno. L’ingegnere Gaumont diede il suo assenso (a patto di non fare questi esperimenti negli orari di lavoro). Nell’aprile del 1896, quattro mesi dopo quella leggendaria serata, la Blaché da alla luce il suo primo film “La fée aux Choux” che sarà seguito da tanti altri lavori. 
A partire da quella data diventò chiaro a molti che il cinema un futuro lo avrebbe avuto eccome. Le donne non avevano ancora il diritto di voto ma quella ragazza poco più che ventenne ci aveva regalato qualcosa di straordinario.

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