venerdì 3 giugno 2011

Ascanio Celestini – “Scemo di guerra”



Purtroppo non ho ancora avuto occasione di vederlo a teatro, ho dovuto accontentarmi del dvd. Scemo di Guerra di Ascanio Celestini è uno spettacolo che sembra un diario, un diario orale. Mi ha fatto commuovere e pensare ai racconti di guerra di mio nonno, così estranei ed incomprensibili ad una me bambina. Storie lontane, di cui la storia ci da un'immagine troppo fredda per essere compresa. Invece quando Celestini parla sembra di sentire gli odori, di vedere posti scomparsi, di immergersi in un tempo a metà tra la storia e il mito. La storia si trasforma in favola e la favola sembra più vera della storia. Recupera la sua dimensione di vissuto anche attraverso l'immaginazione. Sembra una contraddizione...
Celestini opera all'opposto della storiografia, non parte cioè dall'evento, ma dal racconto che sta attorno a quell'evento. E' un racconto rubato a qualcuno che poi diventa bagaglio di tutti. La sua tecnica recupera dall'oralità quelle strutture formulaiche del racconto che, dall'avvento della scrittura, sono andate scomparendo. Nell'oralità la parola era potente ed agiva sulle cose e sulle persone (gli studi di antropologia mi dicono infatti dell'importanza nella parola nei riti magici...). Le parole di Celestini sono magiche, perché agiscono fisicamente su chi le ascolta: arrivano e colpiscono e trasformano e divertono e commuovono... e ci riportano a quel calderone di memoria collettiva arricchito di fantasia da cui provengono e su cui il nostro imaginario e la nostra identità si sono strutturati. 

"La memoria è letteratura. E' la letteratura che racconta la storia degli esseri umani. La loro vita" A. C.

Gabry

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