Da buona e fedele “andersiana”, quale mi definisco, trovo doveroso dedicare qualche riga a uno dei registi più interessanti dell’attuale panorama cinematografico. So già di rendere felice chi, come me, apprezza ed ama questo singolare regista, ma so anche di far adirare quanti,invece, poco lo sopportano, perché il cinema di Anderson, così perfettamente riconoscibile e particolare, non ammette mezze misure; o lo si ama o lo si odia.
Ho scelto quello che forse è il film che, a parer mio, meglio raccoglie temi, motivi e personaggi del singolare e surreale universo andersiano e il marchio di fabbrica,ovviamente, non cambia:
inquadrature piatte, geometriche, pittoriche, grande cura per ogni singolo particolare e minuziosa scelta delle musiche, essenziali per il risultato finale.
Anderson mette in scena personaggi sopra le righe, apparentemente lontani da noi, ma in realtà più vicini di quanto pensiamo; uomini e donne in bilico tra il bisogno di autoaffermazione individuale, bisogno di realizzare sogni e aspirazioni e la necessità di approvazione sociale.
E di questo Steve Zissou è un caso esemplare, diviso tra la volontà di creare una figura leggendaria attraverso la registrazione di documentari acquatici e il bisogno di realizzarsi nel privato.
Al centro dell’universo andersiano troviamo sempre famiglie disfunzionali, allargate ed atipiche (che siano gruppi di marinai o famiglie super allargate o gruppi di amici), i cui membri sono chiamati a fare i conti con la definizione dei propri rapporti, faticando ed arrancando per armonizzare la propria esistenza e il proprio modo di essere con ciò che li circonda.
Quello che domina il mondo di questi personaggi è il caos, funzionale, però, al loro sopravvivere e necessario nell’affrontare i rapporti familiari e sociali. Un caos che, se in primo momento getta nel panico, confonde e lascia naufragare chi lo abita, a poco a poco accarezza i suoi protagonisti, li culla portandoli a comprendere che i rapporti umani, per quando difficili da decifrare e gestire, sono in realtà necessari.
Una sensibilità artistica, quella di Anderson, capace di dipingere con ironia, leggerezza e un tocco di poesia l’uomo in tutte le sue sfaccettature e tutto quello che lo circonda; un piccolo gioiello che commuove a fa sorridere. Tuffarsi in quadro per poi muoversi con i suoi protagonisti.
Con la speranza che ognuno di noi possa un giorno trovare il proprio “squalo giaguaro”, perché in fondo la vita è una continua ricerca dell’ignoto in cui siamo tutti dei compagni di viaggio; e Anderson ci mostra quanto sia difficile, durante questo viaggio, salvaguardare se stessi e concedersi agli altri.
Vi lascio con i titoli di coda
Valeria
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