martedì 14 giugno 2011

Stalker - Andrej Tarkovskij


Non so ormai quante volte ho visto questo film. Almeno tre da solo e svariate per farlo conoscere ad amici e/o conoscenti. Ogni volta c’è sempre qualche dettaglio in più, ogni volta, per ore dalla fine del film continuo a pensarci.
In un presente/futuro è accaduto qualcosa di imprecisato, forse la caduta di un meteorite, che ha dato vita alla “Zona”, un luogo dove non regnano le leggi fisiche della Terra, dove tutto è completamente e assolutamente ignoto.
Gli Stalker sono le guide, gli unici a sapersi come muovere. Lo sono per vocazione, non per scelta.
Uno scrittore e uno scienziato ingaggiano uno Stalker per farsi condurre nella Zona.
Il film è il viaggio catartico dei tre all’interno di questo mondo, presentato come una palude abbandonata a se stessa, con vecchi rottami sparsi, comunque apparentemente innocuo. Lo Stalker invece mette in guardia: “nella Zona niente è come sembra, dovunque può esserci una trappola. Non bisogna mai prendere una strada diretta, non si deve mai tornare indietro dalla stessa strada. Tutto qui cambia continuamente!”
Il dettaglio che rende la Zona estremamente interessante è che si vocifera che al suo interna vi sia una stanza dove si realizzano i desideri più profondi di chi vi entra.
Piano piano, impariamo a conoscere a fondo i tre personaggi e la loro visione della vita, completamente diversa l'una dall'altra così come i motivi del loro interesse nei confronti della Zona.
Straordinaria è la storia del “Porcospino”, maestro dello Stalker protagonista e  personaggio che compare solo dai racconti del protagonista. Durante un suo viaggio, il Porcospino perse il fratello nel Tritacarne (il passaggio più pericoloso della Zona) ed entrò nella stanza chiedendo di riportare in vita il fratello. Ma la stanza non avvera i desideri che vengono esauditi consciamente, bensì quelli più profondi, più sofferti “Ciò che rappresenta la tua essenza, che porti dentro di te anche se non ne sei cosciente e che ti domina sempre”. Tornato a casa, il Porcospino fu sommerso da un’immensa ricchezza, e resosi conto che per lui era più importante il lusso della vita del fratello, si impiccò.
Nessuno, nel film, entrerà nella stanza, forse spaventati dalla storia del Porcospino, forse spaventati dal realizzare che ciò che bramano di più possa essere una sciocchezza, o qualcosa di meschino, o forse semplicemente per NON realizzare ciò che più bramano, ed avere un qualche motivo di vivere. E' uno dei tanti, anche troppi, spunti di riflessione che il film offre; i discorsi e il continuo confronto tra il professore e lo scrittore, le regole e le peculiarità della Zona, simbolo dell’animo umano, la complessità emotiva e personale dello Stalker, le poesie che vengono lette durante lo scorrere di particolari immagini.

Scrivere poche righe su questo film è difficile, e difficile è anche non andarsi a perdere scrivendo più a lungo.
Ci vorrebbe uno studio approfondito e calmo per poterne scrivere come si deve, qui mi limito solo a condividere la gioia di chi l’ha visto e di stuzzicare la curiosità di chi ancora non ha vissuto quest’esperienza.
Dico esperienza perché Stalker non è solo un film, ma sul serio un’esperienza, almeno così è stato per me. Riesce ad andare oltre la bellezza cinematografica che possiamo trovare in molti film, ha qualcosa di unico.

Lo Stalker descrive la Zona   (scusate, il doppiaggio italiano appiattisce un po', ma non ho trovato la versione sottotitolata su youtube)

Robin

1 commento:

  1. Tarkovskij è uno di quegli artisti dai quali non si può prescindere, bravo Robin ad averne parlato, sperando di potere condividere le sue opere con tante persone che è poi lo scopo di questo blog... mi viene in mente una vecchia frase di Tarkovskij: "lo sai bene, non ti riesce qualcosa, sei stanco e non ce la fai più. E d'un tratto incontri nella folla lo sguardo di qualcuno - uno sguardo umano - ed è come se ti fossi accostato a un divino nascosto. E tutto diventa improvvisamente più semplice."
    A presto.

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