sabato 5 novembre 2011

V per Vendetta - James McTeigue



C'è molto più della carne sotto questa maschera. C'è un'idea, e le idee sono a prova di proiettile...

Il misterioso V, nascosto dietro la maschera sorridente di Guy Fawkes, noto cospiratore inglese, membro della congiura, scoperta e repressa il 5 novembre del 1605, ai danni di Giacomo I D’Inghilterra, approda sul grande schermo e ci esorta alla ribellione.
Ed ecco che V ritorna a pareggiare i conti ben 604 anni dopo, in un futuro apocalittico e repressivo, in cui le autorità governative controllano e dominano ogni aspetto della vita sociale, così come le coscienze individuali, grazie all’audace e al furbo utilizzo dei mezzi di comunicazione di massa.
Tralasciando le scelte tecniche e stilistiche e le qualità narrative che sono senza dubbio di altissima qualità e contribuiscono a rendere l’opera un piccolo capolavoro, è sicuramente il versante emotivo ad essere così trascinante ed impetuoso.
Ogni gesto, ma soprattutto ogni parola, del nostro misterioso anti eroe sono una lama che trafigge lo stomaco, sono un pugno in pieno volto, una secchiata di acqua gelida che ci fa spalancare gli occhi e ringhiare; parole crude e dirette che ci svegliano da un cattivo sogno in cui da troppo tempo siamo intrappolati.
V ci esorta a riprenderci quello che è nostro e che da troppo tempo ci è negato, la nostra libertà; e per far questo bisogna rimuovere alla radice l’ordine vigente, sradicare il marcio su cui poggia e riposa, tranquilla e felice, la società moderna che ci logora giorno per giorno.
Non serve a niente continuare a fingere di vivere un’esistenza appagante e felice, in cui quel poco che ci viene concesso basta (e addirittura avanza) alla vita, non ha senso continuare a negare che in fondo una realtà migliore possa esistere. Se prima non svegliamo le nostre coscienze, da troppo tempo anestetizzate e sorde, non possiamo pretendere di meritare di meglio.

"perché mentre il manganello può sostituire il dialogo, le parole non perderanno mai il loro potere perché esse sono il mezzo per giungere al significato e per coloro che vorranno ascoltare all'affermazione della verità...e la verità è che c'è qualcosa di terribilmente marcio in questo paese"

Non limitiamoci a vivere da zombie sullo sfondo di una realtà mistificata e deturpata, in cui le nostre idee, i nostri valori e le nostre individualità sono violentate senza pietà dai signorotti del potere, ma marciamo verso il rinnovamento. Verso la rivoluzione.
Noi siamo il principio del cambiamento, noi siamo il futuro. E allora non lasciamo che le mie parole, come quelle di V e di Guy Fawkes, rimangano solo “belle parole”. Svegliamoci!
Ecco perché “V per Vendetta” è un film di un’attualità disarmante, fotografa la nostra situazione sociale e la pone davanti ai nostri occhi senza nessuno scrupolo; fa male in ogni singola scena perché ci mostra lo sfracello quotidiano di cui siamo protagonisti e spettatori.
Non ci resta, così, che alzarci e preparare il nostro 5 novembre.


Valeria

7 commenti:

  1. I romanzi distopici sono sempre stati una passione per me. Di più, una violenza necessaria... non conosco la grafic novel da cui è tratta la pellicola, ma molti mi dicono, con malinconia ma senza fastidio, che il messaggio del film è una riduzione rispetto a quello dell'opera originale. E allora mi chiedo: ma quanto dev'essere violento questo fumetto se già il film è un continuo calcio nello stomaco??? Bravi tutti poi, gli sceneggiatori (se non sbaglio quei due fratelli mezzi pazzi dal cognome impossibile), gli attori, i costumisti, gli scenografi, davvero, bravi tutti! E poi quella genialata dell'inno alla gioia di Cajkovskij, ah!!!
    Sarebbe bello se chiunque guardasse questo film, non dimenticasse il messaggio dopo appena cinque minuti...

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  2. La graphic novel è più bella, è vero, dà una spiegazione della struttura sociale della dittatura futurista molto più completa. Il film però ha dato più teatralità al personaggio di V. L'idea dell'ouverture 1812 è comunque del fumetto se non vado errato, appaiono anche delle pagine di spartito in cui si legge il titolo con le note in primissimo piano. (la bellezza di Cajkovskij comunque sarebbe capace di dare poesia a qualsiasi scena di qualsiasi film)
    V for Vendetta è un bel fumetto e un bel film ma è comunque lungi, a mio parere, dal comunicare un messaggio CONCRETO di rivoluzione. Il bisogno c'è.. eccome, specialmente oggi e specialmente in Italia; ma dov'è la coscienza popolare che porta a una rivoluzione? In quanti si rendono davvero conto di quanto siamo presi per il culo? Quanti hanno davvero la voglia e il coraggio di sporcarsi le mani? E soprattutto: il post-rivoluzione qual è???
    Ho voluto vedere nel film una rivoluzione più individuale che sociale; la lotta contro la paura, il cambiamento di Evey; la voglia di credere che cambiare è sempre possibile (cambiamento inteso comunque come individuale). Da questo punto di vista, l'ho trovato molto bello, soprattutto la prima volta che lo vidi al cinema.
    Ma l'aspetto sociale no, se gli autori hanno scritto l'opera con quest'intento, a mio parere, hanno fallito.
    Per una rivoluzione sociale ci sono variabili troppo importanti trascurate sia dal film che dal fumetto, che curano solo l'aspetto “romantico” della rivoluzione, quello da cui tutti siamo affascinati e attratti. Non vengono considerati invece gli stessi dettagli fondamentali la cui omissione ha condotto le più grandi rivoluzioni della storia soltanto a nuove dittature, in alcuni casi anche peggiori di quelle precedenti.
    Credo inoltre, in un attacco di violenta pignoleria, che il film presenta anche alcune crepe di credibilità giustificate solo dall'atmosfera fumettistica.
    Per una VERA rivoluzione sociale (e quindi politica) non basta indignarsi, e non basta neanche svegliarsi. Bisogna uscire di casa e agire, avendo una coscienza individuale e collettiva di una meta da raggiungere e dei sacrifici necessari per guadagnarla. E questa non c'è. Nel film si attende un martire che fa tutto mentre tutti portano solo panza e presenza. La realtà è troppo diversa per essere messa a confronto, anche alla lontana.
    Lenin diceva “Colui che attende una rivoluzione sociale pura non la vedrà mai; egli è un rivoluzionario a parole che non capisce la vera Rivoluzione”

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  3. La rivoluzione delle coscienze è, innanzittutto, una rivoluzione di tipo individuale. Ognuno di noi deve svegliarsi, indignarsi e poi cercare di cambiare le cose in maniera concreta.
    Non mi interessano le lezioni su come si faccia una VERA rivoluzione, mi interessa solo che la maggior parte delle persone acquisisca la consapevolezza che il cambiamento inzia dal basso, e non dalle semplici dimissioni del presidente del consiglio.
    La realtà è diversa da quella del film, e questo lo sappiamo tutti, ma il messaggio è assolutamente universale.
    Per il resto graphic novel e film DOVEVANO essere differenti, se il film fosse stato uguale al fumetto avremmo avuto due opere identiche in cui l'originale avrebbe sicuramente superato la copia filmica; in questo modo il film si rende autonomo ed indipendente, focalizzando la sua attenzione su altre tematiche che sono senza dubbio interessanti.

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  4. Per me romanticizza soltanto la rivoluzione e solo chi ha già la consapevolezza di un possibile cambiamento dal basso riesce a vederci questo messaggio. Il messaggio universale che dà è abbastanza paragonabile a quello di tante storie in cui il bene deve sconfiggere il male. Di certo non contribuisce a svegliare una mente atrofizzata, o almeno, non credo.
    Poi, il problema della differenza tra graphic novel e film, in questo caso, è che proprio non è presente. La storia è la stessa e le tematiche trattate sono esattamente identiche (che come sono interessanti nel fumetto lo sono anche nel film). Non è stato fatto un lavoro di adattamento vero e proprio, ma hanno un po' tagliato qua e là, dando solo più spettacolarità al personaggio di V. Tutto questo rende il film soltanto più povero di dettagli rispetto al fumetto, e quindi inevitabilmente secondo.

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  5. Scusate se mi intrometto, seguo spesso il blog perché qualche anno fa ho partecipato al corso di Sceneggiatura del grande Sergio. Un saluto.

    A mio giudizio nelle affermazioni di Robin leggo una vetusta ideologia rivoluzionaria che quando si è mossa ha provocato solo gravi danni e sofferenze.

    Tu Robin, scusa se ti do del tu, critichi il valore del film perché vedi una rivoluzione individuale e non sociale. Il film voleva dirci proprio questo.

    Le rivoluzioni non si fanno per ideologia ma per necessità. La rivoluzione raccontata da V è una necessità dell'essere umano: lui parla di libertà. Confornderla ed imprimerla di ideologia significa sporcarla e non comprenderne il senso.

    Io credo che una delle più grandi prigionie dell'uomo è l'ideologia, sia questa politica, filosofica, religiosa. Incatenarsi ad un credo è rinnegare la libertà.

    V nel film combatte un'ideologia/dittatura non per sostituirla con un altra, ma per toglierle tutte e far restare ciò che rimane.
    La libertà dell'uomo.

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  6. Ciao Marco! Un saluto e un benvenuto in questo spazio. A presto.

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  7. Ciao Marco, la tua "intromissione" è assolutamente ben accetta, speriamo non sia l'ultima.
    Rispondendo a ciò che dici, credo che lottare solo "per la libertà dell'uomo" è un concetto astratto adatto solo alla fantasia dei fumetti. Nella realtà ci sono aspetti economici, sociali e politici che non possono essere trascurati. La lotta contro il MALE e contro i CATTIVI a favore della LIBERTA' è più una cosa da Batman o da Uomo Tigre. Io credo che bisogna vivere nella realtà: fare una rivoluzione significa avere delle idee per cambiare le cose sennò: si combatte, si rovescia un sistema.. e poi?? Più che libertà ci sarebbe un'anarchia intesa nella peggiore delle sue accezioni. Anche nel Far West c'era libertà.. che però era assenza di leggi eccetto una, quella del più forte: be quick or be dead.
    Una vera rivoluzione non è solo l'atto violento di rovesciamento di un regime tiranno, ma è proprio tutto quello che segue. Senza idee, non c'è rivoluzione, non c'è niente. E il problema di oggi, io credo, è proprio che è morta l'ideologia e non si crede più in niente.
    Ti do ragione che l'ideologia può diventare una prigione, ma solo se è seguita con cecità. Anche la più bella ideologia va comunque, sempre, abbracciata con occhio critico. Ragionare per slogan non ha mai portato a niente di buono, questo è sicuro.
    Mi scuso con tutti per essere un po' troppo prolisso, ho scarse capacità di sintesi. A presto

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