giovedì 2 giugno 2011

Giorgio Diritti - Il vento fa il suo giro

In attesa di ammirare la nuova opera di Giorgio Diritti "L'uomo che verrà".

Quando ci si prepara a vedere un film di cui non sai assolutamente nulla su trama e regista, mi succede ancora di sperare di scoprire qualcosa di inatteso che mi faccia uscire dalla proiezione con una soddisfazione mista a rimprovero per non avere scoperto prima l’esistenza di quella pellicola. Nove volte su dieci la speranza naufraga dopo qualche minuto di proiezione e la mente comincia a rimpiangere le pile di letture e visioni sicure lasciate in attesa sul comodino di casa. Ma quella volta che il miracolo si compie sei felice di scoprirti capace di andare ancora in giro alla ricerca di novità, anche se sei sotto ferragosto e il festival del cinema si svolge nella piazzetta del borgo marinaro di Torre Archirafi tra bambini che si rincorrono e giovani che bevono birre. Queste righe di preambolo per presentare l’atmosfera iniziale nella quale è iniziata la proiezione de “Il vento fa il suo giro” opera prima del regista Giorgio Diritti. Poi cala il silenzio, non senti più nessun rumore per tutta la durata del film se non quelli del sonoro della pellicola, non vedi (evento rarissimo in una proiezione gratuita in piazza) nessuno che abbandona il proprio posto durante la proiezione. Si viene a creare quella magia che ti ricordi solo il cinema riesce a creare nei suoi momenti più alti. Chissà quante persone non si sarebbero mai neanche sedute se avessero saputo che gran parte del film è con i sottotitoli essendo parlato per lunghi tratti in lingua occitana, la lingua degli abitanti delle valli piemontesi dove è ambientato la pellicola.
La storia di un montanaro francese che decide di abbandonare il suo paese per trasferirsi con la famiglia e le sue capre in un piccolo villaggio della Val Maira, Chersogno in provincia di Cuneo. C’erano tutte le premesse per assistere ad un esodo di massa dalla piazzetta marinara. E invece tutti rapiti da questa storia che diventa immediatamente interpretabile da tutti, nel tema dello straniero che arriva e cambia gli equilibri, che provoca paure e scatti malcelati di razzismo. Che ci fa sentire immediatamente capaci di riconoscerci in storie nostre, anche se viviamo a ridosso del mare e non comprendiamo una parola di lingua occitana. Eravamo lì a sentirci coinvolti da vittime e carnefici, da dispensatori di odio a vittime di diffidenza (e chi come noi siciliani riesce a riunire entrambe le anime di perseguitati e persecutori?). In questo film ogni episodio riesce a trasformarsi dal particolare (del luogo, della storia, dei personaggi che la interpretano) all’universale in un magico equilibrio di immagini. Non c’era bisogno di grandi nomi (quasi tutti gli attori sono abitanti del luogo), di spese produttive enormi per realizzare tutto questo. Di grandi storie è piena la vita afferma un grande vecchio del cinema, Manoel De Oliveira, basta stare con gli occhi aperti e guardarsi attorno.
Rientri a casa e inevitabilmente cominci a cercare qualcosa sulla pellicola e, tra le altre cose, scopri che in una piccola isola felice, il cinema Mexico di Milano, paradiso e inferno di film che non trovano un distributore che abbia il coraggio di proiettarti tra l’enorme spazzatura di blockbuster che ci sommerge, “Il vento fa il suo giro” è stato in programmazione per più di un anno. Dopo due giorni riesco a procurarmi casualmente il dvd (per chi di voi vorrà ammirarlo). Anche questa è la magia del cinema.
(agosto 2008)


Trailer

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