lunedì 6 gennaio 2014

Carlos Saura - Io, Don Giovanni


I rapporti tra l’opera e il cinema sono da sempre stati intensi e pieni di accostamenti spesso nobili. Grandi maestri del cinema si sono misurati nel passato con il ricco repertorio operistico. Abbiamo avuto chi, come Werner Herzog, ha preferito curare esclusivamente la regia a teatro di opere come La donna del lago di Rossini scindendo il mezzo cinematografico da quello musico teatrale. Di contro registi come Joseph Losey o Ingmar Bergman hanno inserito nella loro filmografia delle vere e proprie trasposizioni operistiche (il Don Giovanni per il regista inglese e Il flauto magico per il maestro svedese). In ogni caso non è sicuramente sbagliato affermare che il ricco patrimonio musicale e narrativo presente nella letteratura operistica ha esercitato un enorme fascino su molti grandi registi cinematografici.
Da amante del cinema, ma non esperto di musica d’opera, ho sempre avuto un certo timore nell’esprimere un giudizio sugli adattamenti cinematografici delle grandi opere liriche. I soli strumenti del critico cinematografico mi sono sempre sembrati insufficienti per valutare la complessità di un linguaggio musicale così ricco come, ad esempio, quello mozartiano.

Con questo mio solito timore mi sono avvicinato alla visione di “Io, don Giovanni” di Carlos Saura, grande maestro del cinema spagnolo che però negli ultimi anni sembrava in fase discendente. Saura aveva già trasposto al cinema la Carmen di Bizet realizzando un’opera di grande fascino ma che richiedeva una competenza e un amore preciso per la musica d’opera per potere essere apprezzata fino in fondo. La piacevolissima sorpresa che ho invece avuto guardando questa ennesima riproposizione mozartiana sta nel fatto che, in questo caso, il cinema non arretra di fronte alla nobiltà della musica e del libretto ma è a pieno titolo protagonista dell’opera con pari dignità e rivendicando (forse) un certo predominio. Mentre fino ad ora avevo visto delle opere cinematografiche che (per quanto curate) erano degli accompagnamenti rispettosi delle opere, con questo film Saura ci racconta la genesi dell’opera di Mozart a partire dall’arrivo di Da Ponte a Vienna e del suo ingresso nella corte viennese dell’epoca. Così facendo il regista spagnolo compone (è proprio il caso di dirlo) un’opera di perfetto equilibrio tra linguaggio cinematografico e musicale. Impossibile dire se predomini il cinema o la musica e questo permette a chi non ha grandi conoscenze musicali di apprezzare le arie che Saura inserisce in un incastro equilibratissimo di narrazione filmica e operistica. Il racconto dell’amicizia tra Da Ponte e Mozart cammina di pari passo con le prove della messinscena del Don Giovanni facendoci gustare i due racconti paralleli senza farci sentire irrimediabilmente a disagio per le nostre non eccelse conoscenze musicali. Le curatissime scenografie e la splendida fotografia curata da Vittorio Storaro contribuiscono in maniera decisiva per regalarci un film che credo possa mettere tutti d’accordo, cinefili e melomani, nel godimento di un’opera che sintetizza al meglio le grandi capacità espressive di ogni mezzo.

Sergio

Trailer



Nessun commento:

Posta un commento