Quando, all’indomani della
seconda guerra mondiale, arrivarono in Francia alcune opere cinematografiche
che sembravano essere unite da una identica atmosfera narrativa, due critici
francesi Nino Frank e Jean-Pierre Chartier scrissero un articolo che
probabilmente neanche loro immaginavano potesse dare il nome a uno dei generi
cinematografici più affascinanti della settima arte. L’articolo aveva per
titolo Les américains font aussi des film
“noir” (Anche gli americani fanno film
“noir”). I film americani ai quali i due critici si riferivano erano dei veri e
propri capolavori del cinema statunitense degli anni Quaranta: Il mistero del falco, La fiamma del peccato, L’ombra del passato, Il
postino suona sempre due volte. Le storie di violenza, le atmosfere
notturne e i personaggi spesso problematici e malinconici che stavano al centro di quei
film, e di tanti altri che furono prodotti negli Stati Uniti a partire dal
1941, facevano ricordare ai due critici francesi il mondo raccontato nei famosi
film francesi degli anni Trenta conosciuti sotto l’etichetta di realismo poetico francese (quelli di
Carné e Prevert per citare i più celebri). Anche in quelle pellicole infatti
l’atmosfera noir era indispensabile
per comprendere quell’universo fatto di personaggi che vivevano ai margini. Il
noir diventava così un termine pratico e veloce per comprendere la realtà raccontata
in quelle opere fino a diventare un genere cinematografico a se stante come il western,
la commedia o il musical.
Il noir americano aveva però
delle peculiarità del tutto proprie che, pur non organizzandosi mai in scuola
vera e propria (come fu per l’espressionismo in Germania), lo rendeva
assolutamente originale nel panorama cinematografico mondiale . Per comprendere
questo dobbiamo fare un piccolo passo indietro e guardare alla società
statunitense degli anni Trenta, dominata dalla crisi economica post 1929 e
dalla violenza urbana che tanto bene era stata raccontata nel cosiddetto filone
dei gangster movie (a questo filone
appartengono capolavori come Scarface
o Piccolo Cesare). Il modo di
guardare la società in questi film era diretto, crudo; probabilmente per la
prima volta la società americana raccontava se stessa mettendo al centro il
lato oscuro della propria anima. Questa sensibilità artistica non era esclusiva
del cinema ma si era sviluppata anche in narrativa con la celebre letteratura hard-boiled. Autori come Dashiel
Hammett e Raymond Chandler avevano liberato le storie di crimini dalle
ripetitive strutture dei gialli alla Agatha Christie dove in ogni racconto l’obiettivo
unico era trovare l’assassino. Adesso si trattava di raccontare un paese, le
sue difficoltà e gli uomini che lo abitavano. Le violenze, gli intrighi, le patologie
del mondo narrato nei noir, sia in letteratura che al cinema, divennero uno
degli strumenti più affascinanti per parlare dell’America di quegli anni. Il cinema
disponeva inoltre di altri vantaggi di non poco conto. Hollywood aveva avuto
negli anni Trenta un grandissimo afflusso di professionalità del cinema europeo
in fuga dall’Europa sull’orlo del conflitto. Soprattutto dalla Germania nazista
un grande numero di registi, attori, direttori della fotografia avevano portato
negli Stati Uniti un altissimo bagaglio di arte e professionalità che si
vennero ad unire alla grande organizzazione degli studios e alla loro non
indifferente disponibilità economica.
Si può affermare quindi che il noir
classico statunitense nasce dall’unione di forze rappresentata dalla capacità
spettacolare dei produttori americani con la sensibilità artistica europea. In ambito
più strettamente tecnico il noir è la fusione del gangster movie americano
degli anni Trenta, dell’espressionismo
tedesco degli anni Venti e del realismo poetico francese dei primi anni Trenta. La
violenza urbana e il mondo cittadino dei film americani, la fotografia quasi
metafisica dei film tedeschi con il loro carico di angoscia e i personaggi
malinconici e disillusi del cinema francese; ecco come dall’unione di tre
cinematografie distanti tra loro poté nascere il noir americano. Parlare di
come si sia poi evoluto fino alla fine degli anni Cinquanta (per convenzione si
fa terminare il genere con L’infernale Quinlan di Orson Welles del 1958)
richiederebbe una trattazione molto ampia. Ciò che di certo abbiamo è che, a
partire da quell’investigatore privato di nome Sam Spade interpretato dal
leggendario Bogart
ne Il mistero del falco di John
Huston, il cinema non sarebbe più stato lo stesso.
Sergio
Scena finale "Il mistero del falco" - 1941
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