sabato 15 settembre 2012

Aki Kaurismaki -Miracolo a Le Havre



Guardare il cinema di Aki Kaurismaki è sempre stato per me un ottimo antidoto contro il cinismo e lo scoramento crescente che inesorabilmente con l’età aumenta. Il regista finlandese è uno dei pochissimi autori viventi a conservare una coerenza etica mai mutata nel corso degli anni diventando piuttosto con il trascorrere del tempo sempre più pura e intransigente.
I personaggi dei suoi film sono sempre gli ultimi della società, emarginati dal mondo che prende le decisioni anche per loro. Il male raramente si materializza come una figura umana (Kaurismaki raramente filma personaggi negativi), il male è la società, la sua struttura economica. Contro questo stato di cose possiamo contrapporre solo la profonda umanità degli ultimi, di quei personaggi fiabeschi che nascono dallo sguardo della sua magica macchina da presa.
Il suo ultimo film “Miracolo a Le Havre” è l’ennesima galleria di personaggi “fuori” dal mondo. Un lustracarpe ambulante (quanti ne esistono ancora in giro?), un ragazzino africano clandestino e senza documenti che sbarca per caso nella cittadina francese con la speranza di raggiungere Londra per ricongiungersi con la madre, un cane Laika che non fa nulla di speciale (non come quelli hollywoodiani…) ma è presente per fare compagnia quando c’è bisogno. A parte qualche brevissimo primo piano di un cattivissimo Jean Pierre Leaud (che emozione per tutti i truffautiani come me ogni volta che vedo il suo volto…), i personaggi negativi non si vedono mai. A volte si sentono ma sempre fuori campo. Kaurismaki  invece non abbandona mai i suoi protagonisti, li segue continuamente con una tenerezza e un rispetto altissimo. Mai nessuna scena patetica nei suoi film, sempre una dignità totale da parte di ognuno dei suoi personaggi. “Hai pianto?” chiede ad un certo punto il lustrascarpe Marcel al ragazzino africano che ha rischiato di essere trovato dalla polizia, “No” risponde Idrissa. “Hai fatto bene,non sarebbe servito a niente” ribatte Marcel. In questo breve scambio troviamo il Kaurismaki più profondo quello che ci insegna ad andare sempre avanti in ogni situazione e sempre con la forza della dignità. Solo così possiamo realizzare i miracoli, magari non sempre, più probabilmente molto raramente, ma sempre con la consapevolezza del nostro essere profondamente umani. Capaci di emozionarci sempre ma senza lacrime come ci ricorda lo sguardo del cagnolino Laika ogni volta che la storia prende una brutta china.
Del cinema di Kaurismaki abbiamo un enorme bisogno, non avrà purtroppo mai un grande seguito con le sue storie minime e i suoi personaggi ai margini ma è una delle ultime barriere etiche e culturali che possediamo e che dobbiamo tenerci stretto.

Sergio


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