Come sempre succede quando mi preparo a vedere un film dove c’è la mano di Hayao Miyazaki, le aspettative sono altissime e la paura di rimanere un po’ deluso è naturale. Alla fine della proiezione mi accorgo che l’emozione che ancora una volta riesce a regalarmi supera ogni desiderio. E’ stato così anche per “Arrietty - il mondo segreto sotto il pavimento”. Scritto dal maestro giapponese e diretto dal suo allievo Hiromasa Yonebayashi (che aveva già curato l’animazione de La città incantata e Ponyo sulla scogliera), il film riprende i racconti fantasy della scrittrice inglese Mary Norton. La storia di due mondi che si incontrano, quello degli umani e quello dei prendimprestito piccoli gnomi che vivono sotto il pavimento di una grande casa di campagna e risalgono nelle case degli umani solo per prendere in prestito qualche genere di prima necessità, una zolletta di zucchero o una fazzolettino di carta.
L’incontro tra mondi diversi non è certo una novità, soprattutto nell’universo delle fiabe di animazione ma quello che rende Arrietty l’ennesimo capolavoro uscito fuori da quella straordinaria macchina di sogni che è la Studio Ghibli, è la sua incredibile capacità di rendere poetica ogni singola inquadratura, la maestria nel riuscire ad incantare allo stesso modo spettatori adulti e bambini. I temi cari a Miyazaki ci sono tutti, la critica del consumismo visto attraverso il magico riutilizzo che la famiglia di Arrietty fa di oggetti ritenuti inutili dagli umani, l’accettazione del diverso come possibilità di arricchimento reciproco: l’amicizia tra la piccola Arrietty e il ragazzino umano Shō è l’ennesima lezione di alta scuola che Miyazaki ci regala riuscendo ad annullare, come solo i grandi artisti sanno fare, le distanze che esistono tra la cultura giapponese e quella occidentale facendoci sentire tutti parte di una sola famiglia.
I disegni sono di una bellezza da lasciare senza parole, l’arredamento della stanza di Arrietty è una delle scenografie più belle che ho visto in un film d’animazione così come le musiche composte dalla musicista bretone Cécile Corbel mi hanno fatto scoprire un’altra grandissima artista (così come successe per le musiche di Tokiko Kato in Porco rosso).
Vorrei che Miyazaki non smettesse mai di scrivere e disegnare storie, vorrei potere invecchiare riuscendo ad emozionarmi ancora con i suoi film e farli scoprire un giorno ai miei figli e ai miei nipoti,vorrei che Miyazaki riuscisse a trasmettere la sua arte al maggior numero di persone possibili (così come sembra stia facendo con Yonebayashi). Vorrei che possa sempre esistere qualcuno che ci ricordi, con il linguaggio del cinema e quello dei sogni, che l’equilibrio del mondo dipende soltanto dalla nostra voglia di rendere straordinario ogni singolo gesto della nostra quotidianità e di essere rispettosi di tutte le vite che ci vivono accanto.
SergioTrailer
Bellissima anche l'empatia dei personaggi con l'equilibrio della natura che traspare da tutto il film... La solidarietà che nasce tra chi, anche se per diversi motivi, è in difficoltà. E poi l'aria potente della primavera, l'atmosfera del risveglio alla vita... anche con quella punta di dolore che ne costituisce parte integrante. Lasciare un equilibrio per trovarne un altro. Una piccola storia che riesce però ad avere un respiro universale e a commuovere a tutte le età :-)
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