mercoledì 23 ottobre 2013

Yoshifumi Kondō (e Hayao Miyazaki) - I sospiri del mio cuore


Andando alla ricerca dei titoli della studio Ghibli usciti nel corso del tempo  (arrivati in Italia soltanto negli ultimi anni sulla scorta del nome tutelare di papà Hayao Miyazaki), mi sono imbattuto sul bellissimo “I sospiri del mio cuore” di Yoshifumi Kondō (sceneggiato dallo stesso Miyazaki). Kondō è stato uno dei primi collaboratori di Miyazaki alla Ghibli e soltanto una morte prematura lo ha privato dall’essere, assieme a Miyazaki, uno dei nomi più importanti dell’animazione giapponese.
Il film, girato nel 1995, è arrivato in Italia soltanto nel 2011; come spesso accade per l’animazione giapponese, la storia è tratta da un manga, Sussuri del cuore di Aoi Hiiragi. Attraverso le prime esperienze di vita di Shizuku, giovane studentessa di una cittadina giapponese, si entra in un racconto di formazione che, limitandosi alla sinossi, sembrerebbe non avere nulla di straordinario. Una ragazzina alle prese con la scuola, la famiglia, il primo amore dapprima soltanto ideale e poi impersonato da un giovane ragazzo che sogna di fare il liutaio e di cui si innamora perché scopre che in biblioteca ha letto gli stessi libri che lei ama. Ingredienti normali per un film che tuttavia diventa pian piano eccezionale nella sua capacità di farti calare in una dimensione magica, sospesa tra i sogni di Shizuku e la quotidianità di una vita che sembra non avere nulla di straordinario fino a quando non decidi di affrontarla con tutta la tua forza. Ed ecco che la voglia di raggiungere gli obiettivi da un senso al mondo attorno e ti fa compenetrare nei sogni degli altri riuscendoti a dare quel senso di unione con la natura e con gli uomini che è uno dei segni distintivi dei film usciti dalla penna di Miyazaki. Riflettevo sul perché lo stesso soggetto avrebbe dato vita in occidente a una storia piena di prove eccezionali da superare, di traumi da affrontare come se i primi sospiri del cuore di un essere umano non siano già un evento eccezionale. Il film di Kondō ci insegna che è proprio la vita ad essere eccezionale non perché debba per forza succedere qualcosa di straordinario ma perché siamo noi a darle questo valore in ogni gesto che compiamo.

Finisce il film e ritrovo ancora un volta quel senso di benessere che solo i film della studio Ghibli riescono a darmi, fischietto la vecchia canzone di John Denver Take me home, country roads che la piccola Shizuku tenta di adattare in giapponese e aspetto il momento in cui potrò fare un viaggio a Tokyo per entrare alla studio Ghibli e tuffarmi dentro le loro magnifiche storie tenendo per mano i miei sogni.

Sergio 

Buona visione, se volete...

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