mercoledì 13 luglio 2011

Cronenberg prima puntata... VIDEODROME



<<Siamo condannati ad essere liberi.
Dobbiamo continuare a provare a
strappare il controllo al mondo,
all’universo, alla realtà, anche se
questo tentativo potrebbe essere
senza speranza>>.

La tecnologia inizia letteralmente a “prendere corpo” in una delle opere più decisive di Cronenberg, che contribuisce a fargli fare un salto in avanti verso un cinema più radicale, ormai difficilmente inquadrabile sotto l’etichetta di un genere: Videodrome.
Il protagonista Max Renn è infatti al centro di un’avventura immateriale, ma fatta di una atmosfera allucinatoria dove le videocassette si contraggono sanguinolente e in cui la sua tv pulsa, si rigonfia e ansima come fosse prossima all’orgasmo, protende grosse labbra pronte ad inghiottirlo ed esplode eruttando sangue, viscere e carne. Cronenberg ci mostra la televisione come elemento “incorporato” al nostro sistema nervoso, in cui secondo le parole del professor O’Blivion (sulla scia di Mc Luhan) <<lo schermo televisivo è la retina dell’occhio della mente. Dunque lo schermo televisivo è una parte della struttura fisica del cervello umano>>. Max arriva a configurarsi come una vera e propria “appendice della macchina”, si muta in una sorta di mostro bionico metà uomo e metà videoregistratore, e viene posseduto da videocassette (inserite in una fessura vaginale apertasi sul suo stomaco) contenenti probabilmente le sue stesse allucinazioni. Il suo braccio termina come una pistola di carne che lo renderà omicida “agito” da volontà superiori; ancora una volta l’eroe cronenberghiano è al centro di una cospirazione tra due organizzazioni: la Spectacular Optical e la “Missione Catodica”. Ancora una riflessione sul “controllo”: Max è vittima di un complotto o i vari personaggi sono solo pedine nel gioco crudele e sconcertante dei suoi incubi?
Una volta assunto lo schermo televisivo come interfaccia integrato al nostro sistema nervoso, Cronenberg riflette sull’ <<intossicazione iconica derivata dal consumo di immagini televisive e sulle modificazioni fisiche e antropologiche che la diffusione della tv sta apportando all’apparato percettivo umano>> e sulla nostra necessità di divorare giornalmente immagini, al punto da concepire una missione “catodica” che, alla stregua di un’associazione umanitaria, si occupa di riabilitare i rifiuti della società semplicemente sottoponendoli al consumo passivo di immagini televisive, allo scopo di “reinserirli nella realtà”.
Il programma televisivo “Videodrome” infatti, che per le sue immagini “dure” ha catturato la curiosità di Max, ha il potere di generare in chi lo guarda un tumore maligno al cervello, causa delle allucinazioni, il quale si rivelerà poi, ancora nelle parole di O’ Blivion, un nuovo organo:  <<Dopotutto non c’è nulla di reale al di fuori della nostra percezione della realtà, non è vero? Non sei d’accordo anche tu?>>
Il virtuale è già la nostra realtà, sembra volerci dire Cronenberg. E ancora secondo O’Blivion: <<La realtà è meno della televisione>>.
Compare ancora una volta però l’elemento virale, la fenomenologia del contagio, e Max alterna alla sua curiosità verso il divenire macchina la <<repulsione per il contagio macchinico>>, in quanto portatore di un elemento estraneo, che a poco a poco contaminerebbe il corpo umano. Ma con ciò Cronenberg non si pone in una posizione di rifiuto verso al modernità tecnologica, piuttosto avverte il potenziale di un cambiamento avveniristico contenuto in esse al cospetto del quale forse noi non siamo ancora abbastanza “adeguati”. Ci mostra come i nuovi media esigano una “nuova carne”, <<un nuovo corpo, un nuovo spettatore: che può nascere – e forse sta già nascendo – solo dalla soppressione del vecchio spettatore, quello cresciuto nell’illusione che le immagini fossero sempre e comunque una “riproduzione” della realtà>>.
Da questo punto in poi Cronenberg ci metterà sempre in condizione di dubitare sulla natura delle immagini che ci propone: sane o virali? Reali o allucinatorie? Soggettive o oggettive? Innestando in noi un “dubbio sistematico” che fa però di noi parte attiva nella decifrazione.



Gabriella.


guarda il video

1 commento:

  1. Videodrome è stato realizzato nel 1983, quasi trent'anni fa, basterebbe questo dato a farci comprendere quanto Cronenberg vedesse, come tutti i grandi, molto più avanti del suo tempo.

    RispondiElimina