Può la mano di un regista dipingere nello stesso istante le aspre venature della crudeltà umana e la delicata immagine di un amore puro e disinteressato come quello dei due giovani protagonisti di questo film? A quanto pare la mano di Lee Chang-dong è capace di tutto questo.
Lui, giovane ex galeotto colpito da un lieve ritardo mentale, e lei, giovane fanciulla affetta da paralisi celebrale; reietti, ripudiati e respinti dalle rispettive famiglie, mosse esclusivamente da crudele egoismo, per niente propense ad accettare quello che la società ha già bollato come “scarto", interessate solamente al proprio tornaconto personale e alla conservazione della propria dignità; troppo occupati, i suoi membri, a giocare a fare gli adulti per comprendere che a volte il mondo ha bisogno di essere osservato con gli occhi innocenti di un bambino per apparire più digeribile. E di questo sono consapevoli i due giovani protagonisti, abituati ad osservare ciò che li circonda con una purezza, una spensieratezza e un’innocenza tipicamente infantili, trascinati di volta in volta nel profondo baratro sociale, ma capaci sempre di salvare se stessi per ritornare a vivere il loro amore candidamente.
Sullo sfondo una società dominata da xenofobia e pregiudizi, in cui la legge del più forte si erige a totem; una sorta di darwinismo sociale in cui il più forte, il più accettato e il più integrato vince su colui etichettato come “disadattato”.
E’ qui che Chang-dong trova la forza di rovesciare tutto questo mettendo al centro della vicenda la storia d’amore tra due reietti e trasformando il loro amore in un’ancora di salvezza di fronte all’abominio umano.Un amore che si nutre di sogni, di ideali, di immaginazione e che, nel momento un cui incontra la realtà, si trova a scontrarsi con l’intolleranza comune e con le pseudo regole di istituzioni chiamate a vigilare e ad operare a favore del più forte; un amore che si nutre di poesia, la stessa poesia con cui Chang-dong trasforma i riflessi di luce di uno specchio in piccole farfalle bianche e in una candida colomba; un amore che trascende pregiudizi e razzia sociale, un’oasi di salvezza le cui acque purificano e cancellano il fango nel mondo circostante.
Rami secchi da estirpare coloro che hanno dimenticato il vero senso della solidarietà, della fratellanza e dell’amore.
Lee Chang-dong con un linguaggio iconico, metaforico e simbolico ci trascina in una piccola oasi di poesia e bellezza che poco ha a che vedere con il degrado morale ed etico della società contemporanea; la sua mano è capace di coniugare ed amalgamare gli aspetti, così distanti e contrastanti, dell’animo umano, portandoci ad odiare, e contemporaneamente ad amare, noi stessi in una danza che oscilla tra umanità e disprezzo.
Mostrandoci e documentando come l’animo umano possa essere capace di gravi sgarbi, in realtà, ci da una grande lezione: l’amore non conosce né discriminazioni né definizioni.Bisogna solo imparare a guardare nella profondità di ognuno di noi per capire che in fondo non siamo poi così diversi. Non sarà un handicap a renderci meno capaci di amare, meno capaci di gesti così drasticamente delicati e premurosi; se imparassimo a guardare meglio ci renderemmo conto di essere circondati da tante piccole oasi capaci di dare refrigerio alle nostre piccole vite.
Valeria
Bellissimo film, Valeria. Nel 2002 fu uno dei primi film coreani che arrivarono in Italia e che ci permisero di prendere conoscenza con una delle cinematografie più interessanti del decennio. Brava!
RispondiEliminaGrazie :)
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