Fare una trasposizione cinematografica di Zazie nel metrò non è affatto un lavoro facile. Queneau è completamente schizzato, ha un modo di scrivere tutto suo, onirico, a tratti grottescamente delirante, comunque molto letterario e molto poco cinematografico. Quando l’ho letto, anni fa, ho pensato che mai al mondo qualcuno avrebbe potuto trarne un film.
E invece il film uscì, e a un solo anno di distanza dalla pubblicazione del libro. Forse leggendo un libro così bello, il regista francese si è voluto misurare con questa sfida. Malle è Malle, e il periodo è tra i migliori in assoluto della storia del cinema. I registi si alimentano di idee a vicenda, dipingono tutti una Parigi in cui credo sia impossibile non sognare di viverci, almeno per un po’.
Una insopportabile (ma adorabile) bambina arriva a Parigi col sogno di vedere il metrò, ma questo è chiuso per sciopero. Viene ospitata da uno zio particolare e, fuggendo di casa, vive mille avventure incontrando personaggi stranissimi.
Il tratto grottesco e surreale del libro è portato cinematograficamente attraverso riprese velocizzate, gag comiche alla fratelli Marx, giochi di luce, giochi di musica e giochi di montaggio.
Tutto il film sembra un gioco, un divertentissimo gioco tra i personaggi del film in cui lo spettatore si sente partecipe dall’inizio alla fine. Arrivati ai titoli di coda, si ha la sensazione di aver fatto un sogno strano, ma bello, di quelli in cui si ricordano solo le sensazioni e non cosa è successo in particolare.
Come in ogni altro film che ho visto del periodo della Nouvelle Vague, anche in questo ritrovo una piacevole sensazione difficile da spiegare, un po’ come un pasto fatto in casa con persone care; nutriente, gustoso, abbondante, e circondato da un accogliente alone di affetto che solo in una casa può trovarsi. Non so se ho reso bene l’idea, manca qualche sfumatura ma non riesco proprio a esprimerla a parole. Vi lascio con il trailer del film. Una buona giornata a tutti.
Robin
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