Mi si accusa di essere troppo parziale nei confronti di Moretti verso il quale nutro una simpatia esagerata, che forse trascende le sue doti registiche…
Non capisco un granché di inquadrature, tagli e sequenze… e nonostante i miei studi e sforzi, la valutazione che riesco a dare di un film è sempre basata su altri elementi.
Nanni Moretti mi piace. Il suo umorismo mi aiuta a sopportare le cose che nella quotidianità mi deprimono irrimediabilmente. Grazie a lui adesso riesco a ridere ogni volta in cui mi trovo accidentalmente in contesti imbarazzanti quali ad esempio, reading di poesie appena scritte dai nipoti sfigati di Carmelo Bene o aperitivi intellettuali in cui il numero di noccioline è nettamente superiore a quello dei neuroni… immediatamente nella mia testa si fa viva la sua voce che dice “Mi si nota di più se vengo e mi metto in disparte o se non vengo per niente? Vengo e mi metto vicino a una finestra, di profilo, in controluce…?” Così riesco a tornare a casa sorridendo.
Mi sembra che Moretti riesca a migliorare la realtà con la sua chiave comica, rendendola così anche più “umana”… se prendiamo da questa parola ciò che ha ancora di buono da offrire. E’ questo il caso di Habemus Papam, perché quella che il regista dipinge è a mio parere una Chiesa migliore di quello che è in realtà… la Chiesa però non sembra essere di questo parere (e la cosa non mi stupisce per niente), anzi ha addirittura sollevato una grossa polemica invitando la gente a boicottare le sale in cui si proiettava la pellicola (anche dal punto di vista della strategia adottata… nulla di nuovo sotto al sole).
Lo spunto narrativo mi è sembrato bellissimo: il neo-eletto santo padre si sente schiacciato dal ruolo e dalla responsabilità assegnatogli e cade in uno stato di panico che non gli permette di iniziare a svolgere il suo mandato. Entra così in ballo la psicoanalisi, con un Moretti che recita sé stesso alle prese con una terapia impossibile. E’ possibile indagare sui sogni del Papa? Meglio di no. Sulle sue fantasie sessuali? Assolutamente no! Un accenno alla mamma? Meglio di no. La macchina-Chiesa si mette in moto per mantenere il segreto e salvare le apparenze e, mentre il Papa tenta la fuga mescolandosi tra la gente comune di Roma, il Moretti psicologo rimane prigioniero del Vaticano regalandoci le scene più comiche di tutto il film.
A questo punto devo aprire una grossa parentesi che riguarda Michel Piccoli… la sua bravura è quasi divina (per restare in tema)… Un colosso della scena che recita con ogni singolo muscolo del corpo, rendendo indelebile anche la sfumatura emotiva più lieve. Il personaggio che indossa, arriva dritto al cuore, ci mostra un Papa estremamente umano, impaurito, un po’ bambino, disperatamente in fuga verso i suoi ricordi di gioventù, legati ad una vita senza abiti sacri.
Quando lo sbandieramento gaudioso della folla di fedeli in piazza San Pietro si arresta impotente davanti alla debolezza del Papa che non riesce ad assumersi la responsabilità di essere guida di una Chiesa così fatta… il film sembra finire con un retrogusto amaro e qualcosa di irrisolto. Ma dopo averci riflettuto un po’, ho apprezzato moltissimo la scelta di Moretti. Se davvero la Chiesa si vestisse di un’umanità più sincera e vacillasse anche solo per un attimo davanti alle sue certezze… sarebbe un ottimo modo per ricominciare in modo diverso e un’occasione per i fedeli di elaborare con coscienza, oltre che con fede, dei dogmi piovuti dall’alto…
GabriNon capisco un granché di inquadrature, tagli e sequenze… e nonostante i miei studi e sforzi, la valutazione che riesco a dare di un film è sempre basata su altri elementi.
Nanni Moretti mi piace. Il suo umorismo mi aiuta a sopportare le cose che nella quotidianità mi deprimono irrimediabilmente. Grazie a lui adesso riesco a ridere ogni volta in cui mi trovo accidentalmente in contesti imbarazzanti quali ad esempio, reading di poesie appena scritte dai nipoti sfigati di Carmelo Bene o aperitivi intellettuali in cui il numero di noccioline è nettamente superiore a quello dei neuroni… immediatamente nella mia testa si fa viva la sua voce che dice “Mi si nota di più se vengo e mi metto in disparte o se non vengo per niente? Vengo e mi metto vicino a una finestra, di profilo, in controluce…?” Così riesco a tornare a casa sorridendo.
Mi sembra che Moretti riesca a migliorare la realtà con la sua chiave comica, rendendola così anche più “umana”… se prendiamo da questa parola ciò che ha ancora di buono da offrire. E’ questo il caso di Habemus Papam, perché quella che il regista dipinge è a mio parere una Chiesa migliore di quello che è in realtà… la Chiesa però non sembra essere di questo parere (e la cosa non mi stupisce per niente), anzi ha addirittura sollevato una grossa polemica invitando la gente a boicottare le sale in cui si proiettava la pellicola (anche dal punto di vista della strategia adottata… nulla di nuovo sotto al sole).
Lo spunto narrativo mi è sembrato bellissimo: il neo-eletto santo padre si sente schiacciato dal ruolo e dalla responsabilità assegnatogli e cade in uno stato di panico che non gli permette di iniziare a svolgere il suo mandato. Entra così in ballo la psicoanalisi, con un Moretti che recita sé stesso alle prese con una terapia impossibile. E’ possibile indagare sui sogni del Papa? Meglio di no. Sulle sue fantasie sessuali? Assolutamente no! Un accenno alla mamma? Meglio di no. La macchina-Chiesa si mette in moto per mantenere il segreto e salvare le apparenze e, mentre il Papa tenta la fuga mescolandosi tra la gente comune di Roma, il Moretti psicologo rimane prigioniero del Vaticano regalandoci le scene più comiche di tutto il film.
A questo punto devo aprire una grossa parentesi che riguarda Michel Piccoli… la sua bravura è quasi divina (per restare in tema)… Un colosso della scena che recita con ogni singolo muscolo del corpo, rendendo indelebile anche la sfumatura emotiva più lieve. Il personaggio che indossa, arriva dritto al cuore, ci mostra un Papa estremamente umano, impaurito, un po’ bambino, disperatamente in fuga verso i suoi ricordi di gioventù, legati ad una vita senza abiti sacri.
Quando lo sbandieramento gaudioso della folla di fedeli in piazza San Pietro si arresta impotente davanti alla debolezza del Papa che non riesce ad assumersi la responsabilità di essere guida di una Chiesa così fatta… il film sembra finire con un retrogusto amaro e qualcosa di irrisolto. Ma dopo averci riflettuto un po’, ho apprezzato moltissimo la scelta di Moretti. Se davvero la Chiesa si vestisse di un’umanità più sincera e vacillasse anche solo per un attimo davanti alle sue certezze… sarebbe un ottimo modo per ricominciare in modo diverso e un’occasione per i fedeli di elaborare con coscienza, oltre che con fede, dei dogmi piovuti dall’alto…
D'accordo pure sulle virgole :)
RispondiEliminaAl di là del tema trattato, credo che l'opera di Moretti non sia solo un attacco alla Chiesa. Il film tratta temi come l'inedeguatezza e la profonda solitudine del genere umano e la scelta di un papa come protagonista, assolutamente geniale( e decisamente morettiana)è funzionale per raccontare l'angoscia e l'inquietudine di ogni uomo.
Il finale irrolto ci lascia impotenti e spaesati...proprio come quel papa...e proprio come ogni uomo.
*inadeguatezza
RispondiEliminaSono d'accordo. A me il film è piaciuto molto, anzi moltissimo.
RispondiEliminaSe proprio si vuole trovare qualcosa di negativo ... ci sarebbe il sempre presente divismo di Moretti, ma non dà fastidio.
Quasi tutte le scene sono sopra le righe, fuori dalla realtà, quindi non capisco le critiche della Chiesa.
Molto bella la scena in cui tutti gli attori parlano per i fatti loro, molto efficace.
Confesso di avere anche io numerosi pregiudizi in positivo su Nanni e mi accorgo che questo non mi rende sempre obiettivo nei giudizi. Il film è importante (e l'interpretazione splendida di Michel Piccoli dedicata a chi pensa che fare l'attore significa attaccarsi ai drappi...), ma qualcosa in più mi attendevo proprio per la stima che ho di Moretti. Ho trovato un pò slegati i due piani narrativi, quello dedicato al papa in fuga per la città (meraviglioso...) e quello che vedeva Moretti impegnato con i cardinali (divertente ma solo per chi è abituato, come me, agli egocentrismi morettiani...). Comunque viva Moretti!
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