lunedì 3 ottobre 2011

Nicolo Donato - Fratellanza-Brotherhood

I registi danesi ci hanno abituato a delle periodiche sorprese nel campo cinematografico. Già prima dei tempi della creazione del manifesto Dogma (che richiederebbe un’analisi molto più ironica da parte di chi ha preso questo decalogo come una nuova e rivoluzionaria tavola delle leggi cinematografica), Lars Von Trier e numerosi altri autori del piccolo paese del nord Europa ci hanno regalato opere bellissime assieme a titoli inspiegabilmente sopravvalutati.
L’opera prima di Nicolo Donato (regista danese ma di origine italiane) “Fratellanza-Brotherhood ” che ha trionfato al festival di Roma 2009 fa sicuramente parte delle piacevoli sorprese. Racconta di un amore omosessuale all’interno dell’ambiente forse più omofobico che si possa immaginare, quelli dei gruppi neonazisti. Lars, il protagonista del film, è costretto a lasciare il mondo militare per delle avances fatte ad alcuni suoi commilitoni. Si ritrova, quasi per caso, ad entrare a far parte del gruppo di estrema destra della sua città. Tra chi lo guarda con diffidenza e chi lo ammira per la sua intelligenza si avvicinerà gradualmente a Jimmy, uno dei veterani del gruppo con il quale esploderà una passione incontrollabile dagli esiti facilmente immaginabili.
Nonostante l’ambiente in cui il film è girato e l’inevitabile carico di violenza che si porta dietro nella sua ricostruzione di pestaggi rituali e iniziazioni alle dottrine naziste, Broterhood è un film delicato nel suo tentativo di raccontare una storia d’amore tormentata. Donato ha spiegato che la scelta di ambientare il film nell’ambiente di estrema destra, non aveva una motivazione strettamente politica ma gli serviva per accentuare il contrasto di un rapporto destinato a difficoltà di ogni tipo. Nelle sue note di regia Donato aveva segnato: è difficile amare qualcuno ma bisogna provarci. Probabilmente la riuscita del film sta proprio in questo pensiero di fondo, in questo sforzo di rappresentare la forza di un sentimento qualunque sia l’ambiente circostante. Per questo Brotherhood poteva anche essere ambientato in un mondo hippie o in un paese islamico integralista. Nelle scelte di Lars e Jimmy c’è tutto il bisogno e l’impotenza di provare ad essere quello che si è e non ciò che gli altri si aspettano da noi. Da vedere.
Sergio

Trailer

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