giovedì 15 settembre 2011

Ascanio Celestini - La pecora nera

Rimarrei per delle ore ad ascoltare Ascanio Celestini raccontarmi delle storie. La sua voce ha la rara capacità di proiettarti immediatamente nel mondo che evoca. Nei suoi spettacoli teatrali non vi è alcun bisogno di scenografia, basta lui per creare tutte le atmosfere utili. Se a questo aggiungiamo la sincerità della sua arte e la sua voglia di raccontare sempre storie dalla parte dei vinti, si comprende perché i suoi lavori sono da ritenersi preziosi.
A parte due documentari, Ascanio non si era ancora misurato con il cinema inteso come fiction narrativa, lo fa per la prima volta con La pecora nera, presentato lo scorso anno al festival di Venezia. Il film, tratto da un suo libro del 2006 e trasposto anche a teatro, racconta la storia di Nicola (interpretato dallo stesso Celestini), che da trent’anni vive in un ospedale psichiatrico diventandone ormai un abitante normale: esce per fare la spesa assieme alla suora, collabora per le piccole attività quotidiane. Ma la storia di Nicola non è una storia comune, passare quasi tutta la vita in una clinica psichiatrica non può renderti normale. E così la storia ci parla del nostro paese degli ultimi trent’anni ma attraverso gli occhi di chi quel paese lo vedeva dalla televisione o dai personaggi che si incontrano al supermercato. Anche se il tema non è leggero Celestini lo tratta con leggerezza (ma non superficialità), ogni tanto ti scopri a sorridere mentre lo guardi ma quello che ti cresce dentro è un disagio tipico di quando si guarda qualcosa che non vorresti fosse reale ma che sai che esiste. Forse il Celestini del cinema non è dirompente come quello del teatro, avverti che alcuni snodi narrativi diventano forzati quando li filmi invece che evocarli con le parole. Paradossalmente i momenti migliori sono quelli nei quali ascolti la voce fuori campo di Ascanio dimenticando che la voce fuori campo è una delle scelte più anti cinematografiche che esistano. Ma Ascanio Celestini è così, quando lo senti parlare non esiste più niente al di fuori del suo racconto, e allora passi sopra a qualche piccolo difetto che si presenta di tanto in tanto. Perché in fondo averne film italiani così sinceri, così reali in mezzo a tanta rozza e inutile fiction che ci viene propinata quotidianamente.
Sergio

Trailer

2 commenti:

  1. Tutto quello che mostra e racconta Celestini ha un so che di ammaliante ed ipnotizzante...la sua enorme capacità affabulatoria unita all'incessante volontà di raccontare un'Italia dimenticata e calpestata non hanno eguali nel panorama contemporaneo.
    Una leggerezza e una spontaneità che divertono e spiazzano allo stesso tempo.

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  2. Sembra bellissimo. Anch'io credo che Celestini sia uno di quegli attori che possono dire qualsiasi cosa, anche niente, e si resta lì imbambolati a sentirlo parlare e a perdersi nel mondo in cui ci guida.
    Mi ricordo in Scemo di guerra, quando parla delle mosche. Credo che pochissimi altri possano tenere un monologo di quasi dieci minuti parlando solo di mosche.. senza far calare l'attenzione ma, anzi, alzandola sempre di più, spezzando con battute il ritmo e lasciando delicatamente penetrare un sottotesto forte e dirompente. Un grande!

    http://www.youtube.com/watch?v=NO63qUWEnuI&feature=results_main&playnext=1&list=PL5E73B72F15E02F76 (lo dovevo mettere) =)

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