venerdì 17 giugno 2011

Hunger - Steve McQueen



Steve McQueen (nessuna relazione con l’omonimo attore americano) porta sullo schermo la rivolta dei detenuti del carcere irlandese di Long Kesh ,avvenuta nei primi anni 80, contro il governo britannico per l’attuazione dello status di prigioniero politico e la conseguente morte del loro leader, Bobby Sands, attivista politico nordirlandese, in seguito a un drastico sciopero della fame.
Ciò che ci ritroviamo davanti agli occhi è il cosiddetto “sciopero della coperta e del sapone”: i detenuti  rifiutavano di indossare le divise dei criminali, sostituendole con una semplice coperta, imbrattavano i muri delle celle con i loro escrementi e svuotavano le latrine nei corridori del carcere. Tutto questo per essere riconosciuti prigionieri politici e non veri e propri criminali.

Mai titolo fu più esatto. Fame. Fame di riscatto, di rivincita, di dignità, di libertà. Fame di rispetto per i propri ideali.
Il film di McQueen è un potente pugno allo stomaco, è una lama che si infila dentro al petto e sta lì per delle ore. Poco è lo spazio lasciato alle parole, perché le immagini, così disturbanti e lancinanti, hanno una profondità tale da riempire questo “vuoto”. E la bellissima fotografia di Sean Bobbitt, così elegante e suggestiva, che cozza con le immagini di sporcizia e violenza, rende ancora più intollerabile la vista di cotanta sofferenza.
Hunger non è solo questo, non è solo sofferenza fisica e sgomento intellettuale per l’atroce ed ingiustificato trattamento riservano ai detenuti, ma è anche un film sulla resistenza di fronte ai soprusi del potere e sulla volontà di poter cambiare le cose anche sacrificando la propria vita.
McQueen non lascia niente al caso; la sua ossessione per i particolari, anche i più macabri e disturbanti, accentuano il sentimento di turbamento e sgomento e lo struggente e lungo deterioramento fisico e psicologico del protagonista colpisce al cuore, smuove le viscere; non ci lascia seduti sul divano ad osservare, ma ci rende partecipi di un lento morire, testimoni di una scelta di morte e di vita.

Io credo in qualcosa e, in tutta la sua semplicità, è la cosa più potente

Serve una rivoluzione, servono i soldati politici e culturali per dare una scossa alla vita


Un scelta lontana da ogni forma di disillusione, ma piena di speranza e consapevolezza. Una scelta di vita. Morire per un ideale e rinascere nelle coscienze altrui.

Valeria
Ecco il trailer!

1 commento:

  1. Avevo già visto il trailer.
    Interessantissimo, lo vedrò al più presto!

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