martedì 21 giugno 2011

Brat - Aleksej Balabanov



L’Unione Sovietica è da poco caduta. Grandi, profondi e radicali sono i cambiamenti della società russa dei primi anni novanta. In questo periodo di transizione, di confusione sociale, la criminalità organizzata ha trovato il più fertile dei terreni per la sua ascesa al potere.
Questo è il teatro in cui il regista ha deciso di ambientare la storia amara di un giovane russo, amante della musica. In lui, la speranza in un futuro migliore, la profonda voglia di vivere la vita in modo normale, una voglia di divertirsi, di conoscere gente nuova, viene stroncata dagli eventi di forza maggiore. La lealtà verso il fratello in pericolo a causa di un boss lo condurrà passo passo in uno squallido mondo fatto di droga, omicidi, stupri e false amicizie, che lo trasformeranno in un killer spietato. Sarà solo il suo buon cuore e il suo profondo senso di giustizia interiore a muovere le sue azioni in una società corrotta, che muove goffamente i primi passi in un mondo capitalista che non comprende, in cui davvero certi uomini applicavano alla lettera la massima “facciamo un po’ come cazzo ci pare”.
Un bellissimo uso della colonna sonora, studiata per far immedesimare al massimo lo spettatore in Danila, il protagonista (quasi tutti i pezzi sono dei Nautilus Pompilius, gruppo russo estremamente popolare nella cultura giovanile “alternativa” di quegli anni). Splendide le ambientazioni: per suggerire un clima di squallore e decadenza, il regista evita accuratamente le riprese nelle bellissime vie pietroburghesi, dando maggiore attenzione agli spazi interni, quasi tutti decrepiti e lasciati a se stessi, dettaglio che rispecchia l’essenza di molti personaggi del film; e anche quando la scena è all’esterno, è quasi sempre in sporchi e luridi bassifondi di periferia. Solo all’inizio del film, quando Danila arriva pieno di speranze a Leningrado (anzi, a Pietroburgo) si vedono carrellate attorno a quelli che sono gli edifici che rendono Pietroburgo una delle città più famose al mondo per i suoi capolavori architettonici.
Per i suoi temi attualissimi trattati con maestria, il film è presto diventato un cult tra i russi, e ha portato fama al regista anche fuori casa, presentato nella sezione Un Certain Regard del Festival di Cannes del ’97.
Un film asciutto e duro, un affresco senza moralismi né retorica sulla società russa di quegli anni, che, per certi aspetti, continua ancora a vivere in quello che è il regno del piccolo zar Putin, asceso al potere proprio in quegli anni (quando si dice “il caso”).
Nel 2000 Balabanov ha girato anche il sequel “Brat 2”, tradotto in Italia col titolo “Il fratello più grande”, di cui spero di poter parlare presto.

Robin

2 commenti:

  1. Balabanov è un gran regista, purtroppo non ho ancora visto brat anche se sono riuscito ad acquistare "Brother 2 -il fratello più grande" (ricordami di passartelo). Imperdibile anche "Of freaks and men" capolavoro visionario del 1998. La prossima serata cinefila sarà russa anche perchè ho trovato una chicca che ti farà piacere...

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  2. Oltre a "Of freaks and men" aggiungiamoci anche Cargo 200....Brat è un vero e proprio cult in Russia. Peccato per la tragica morte "reale" dell'attore protagonista.

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