giovedì 9 giugno 2011

Giorgio Diritti - L'uomo che verrà

Un pensiero di Giorgio Diritti mi era rimasto particolarmente impresso nella memoria ancora prima di vedere il suo secondo film. Diritti si immaginava la reazione di un padre che, accompagnando il figlio a scuola, scopriva, nello spiazzo antistante l’ingresso, due eserciti che si facevano la guerra e, in questo modo genitore e figlio entravano in un mondo di dolore di cui non avevano nessuna conoscenza.
“L’uomo che verrà”, dopo il bellissimo “Il vento fa il suo giro”, non è solamente un film sugli eventi che precedettero una delle pagine più violente e agghiaccianti della seconda guerra mondiale, quella strage di Marzabotto che portò all’uccisione di quasi ottocento persone (in gran parte donne e bambini) per mano dei nazisti che avevano l’esigenza di bonificare il territorio da presenze partigiane… La pellicola,  come tutti i capolavori ha un respiro talmente universale da diventare facilmente comprensibile al pubblico più diverso e lontano, sia geograficamente che storicamente. Per fare questo Diritti ci restituisce l’ambiente sociale e familiare di quel tempo con una tale veridicità da permetterci di comprendere in maniera quasi magica quel mondo. L’uso del dialetto bolognese (come fu per la lingua occitana nel precedente film) invece che distanziarci dalla visione ci avvicina in modo decisivo. Anche la scelta di farci vedere tutto attraverso gli occhi di Martina, una bambina di otto anni, diventa essenziale per comprendere lo stupore di fronte a un mondo che sembra non voler conservare più niente di umano. In fondo come provare a spiegare ciò che non è possibile fare? Si prova a rimanere umani di fronte a ogni tragedia e questo prova a fare Martina che, anche di fronte al crollare degli eventi, ha il solo pensiero di sopravvivere e di dare una speranza al fratellino appena nato (l’uomo che verrà del titolo).
Quello di Diritti è un cinema che rimarrà negli anni e che spero possa  essere visto da un gran numero di persone perché ci aiuta a trovare la forza, quella di Martina, quella di tutti i sopravvissuti a tragedie immani e che trovano ancora la forza di cantare una nenia a un bambino tenuto in braccio in un lungo viaggio al termine della notte.
Sergio
Trailer

1 commento:

  1. Adesso mi hai messo ancora più curiosità, cercherò di vederlo il prima possibile :)

    Valeria

    RispondiElimina