sabato 11 giugno 2011

Hayao Miyazaki - Porco rosso


Pensare di avere a portata di mano i film di Miyazaki è un antidoto contro i brutti pensieri e i momenti tristi. Come mi succede per i film di  Ozu, cominciare a perdermi nelle sue immagini equivale a respirare aria fresca e riprendermi un po’ d’umanità. Non è sicuramente semplice dire quale sia il suo film più bello, per me ognuno di essi rappresenta lo stesso capitolo di un libro che parla di sogni, di tenerezza e di forza interiore.
“Porco rosso” è un film del 1992 ma soltanto nel novembre del 2010 è stato distribuito in Italia. Per fortuna dopo il successo de “La città incantata” i distributori hanno pensato di recuperare i suoi titoli precedenti per farli conoscere al nostro paese e dobbiamo ammettere che mai scelta fu più azzeccata. Il porco rosso del titolo è Marco Pagot, pilota dell’aviazione italiana degli anni Venti trasformato, da un misterioso sortilegio, in maiale. Abbandonata l’aeronautica per non doversi sottomettere al fascismo, si ritira sulla costa dalmata dove si guadagna da vivere facendo il cacciatore di taglie contro i pirati dell’aria a bordo del suo aereo tutto rosso. Tra omaggi più o meno palesi a ciò che Miyazaki ama (il nome di Pagot è un omaggio ai fratelli Pagot famosi fumettisti italiani) e disegni di incredibile fascino, la poetica di Miyazaki si srotola sulla pellicola con la consueta maestria. L’amore per la bella Gina che non riesce più a corteggiare a causa del suo aspetto, il dolore per essere rimasto l’unico sopravvissuto della sua squadra in una battaglia sui cieli durante il primo conflitto mondiale (quanto di orientale in questo aspetto…) e poi la sua critica al fascismo, “meglio porco che fascista…” dirà a un vecchio compagno di volo che vuole convincerlo a tornare in aeronautica…
Come sempre Miyazaki fa film per tutti, per grandi e per bambini, fa sognare, fa riflettere, fa volare a bordo di un aereo tutto rosso fino ai magnifici titoli di coda dove Miyazaki ci regala dei disegni straordinari accompagnati dalle bellissime note di Tokiko Kato.   

Sergio
Titoli di coda

2 commenti:

  1. Meglio porco che fascista.. bellissimo! :-)
    Devo procurarmi questo film!
    Robin

    RispondiElimina
  2. Che bello vedere un film in cui nessun personaggio è banale, in cui la storia non aggiunge niente a se stessa...
    Un film difficile da commentare a parole, anche per me che di solito mi spreco in lunghi e noiosi periodi analitici.
    Resta impressa nella mente la bellezza di disegni freschi e semplici che ancora viene voglia di chiamare "cartoni"... *_______*
    Un maestro del cinema e del disegno.

    RispondiElimina